06/04/07

Alla riscoperta di antiche merci al Museo di Merceologia della Sapienza di Roma

Benchè ancora oggi, alcune sostanze conosciute sin dall'antichità, siano presenti nelle nostre case pur confezionate in contenitori più comodi ed infrangibili, alcuni ne utilizzano ancora i principi per usi diversi da quelli per cui sono stati impiegati nel passato.Altre sostanze sono ormai un ricordo, essendo state soppiantate dai loro sostituti ottenuti per sintesi chimica.
Lo scopo di questo post è sia di farvi tornare in mente i nomi di queste antiche sostanze che una volta rappresentavano le merci principali contenute nelle stive di quelle navi che solcavano i nostri mari, ma anche quello di indicarvi un luogo dove tornare a riscoprire queste antiche merci.
Cominciamo con l'indaco, preziosa sostanza colorante azzurro cupo, che veniva estratta per macerazione delle foglie di una pianta il cui nome scientifico é " Indigofera tinctoria" della famiglia delle Leguminose.Tale sostanza viene importata in tutta Europa in modo massiccio a partire dal XVIII secolo, sia dalle Antille che dall'America centrale. Questo evento determinerà il tracollo delle città francesi di Tolosa ed Amiens dove nelle campagne circostanti cresceva in quantità il guado, pianta arbustiva presente all'epoca anche in Toscana, da cui si estraeva una sostanza colorante meno intensa dell'indaco e che aveva permesso ai suoi mercanti di contribuire per l'80 % alle spese per la costruzione, durante il XIII secolo della splendida cattedrale di Amiens.
L'indaco rimase per molto tempo in voga, tanto che nel 1850 quel sarto ebreo, conosciuto come Levi Strass, lo usò strategicamente nelle sue tintorie di S.Francisco per trasformare della rozza tela, prima in tute da lavoro, e poi nei conosciutissimi blu-jeans ; l'idea sembra aver avuto un successo strepitoso. e tutto grazie a un po' di intuito e di....indaco.
Passiamo adesso alla trementina.Anche questa è una sostanza di origine vegetale essendo infatti una oleoresina ricavata tramite incisioni effettuate su alcune conifere come il pino, l'abete e il larice.Tale resina attraverso un processo di distillazione fornisce essenza di trementina, detta anche acqua ragia e un prodotto residuo dal colore giallastro dal nome strano di colofonia . Se quasi tutti conoscono la trementina per averla usata in ambito artistico o come diluente per vernici,pochi hanno sentito parlare della colofonia,benchè forse ne abbiano usato il sinonimo di pece greca:essa veniva impiegata nel passato sia nella saponeria, per la produzione di vernici, sia nelle preparazioni dei giochi d'artificio (pirotecnica).
Per completezza ricorderemo che mentre la pece si ottiene dalla distillazione del catrame, la pece di Borgogna o pece bianca si ottiene dalla resina di alcuni abeti rossi e viene usata in ambito artistico e nella farmacopea.
E vi siete mai chiesti da dove si ricava la mirra? Ancora una volta dalla resina di un arbusto del genere Gommiphora, che una volta era abbondante nell'alto Egitto, in Abissinia e in India. Oggi la mirra si trova in alcune erboristerie, in forma di piccole lacrime iridescenti .
La gomma lacca è anch'essa una resina che viene prodotta sui rami del Ficus religiosa e del Croton Lacciferus in seguito alla puntura della femmina di Tachardia un insetto facente parte della famiglia delle Coccidi.Tali piante erano presenti da sempre in Siam,Bengala e India.
Comunque se tali sostanze vi hanno incuriosito un po' e volete fare un itinerario nella merceologia antica, non vi resta che visitare il Museo di Merceologia della facoltà di Economia e Commercio della Sapienza di Roma(Via del Castro Laurenziano 9, Roma). Gli orari potrebbero essere cambiati, visto che al tempo della mia visita, era in atto la ricerca di fondi per evitarne la chiusura e retribuire il personale idoneo a mantenere attivo e aperto questo utile museo.
Comunque con un po' di perseveranza sono certo che anche voi potrete risalire..... alle origini della guttaperca o della manna, capire il funzionamento di strane bilancie ,in grado di distinguere... lane o tessuti diversi. Capirete anche come la sofisticazione avesse già ingegnato le autorità del passato nello scoprire se vi fosse acqua in aggiunta al latte. Scrutando le vetrine di questo museo vi stupirete nel leggere le etichette di strani flaconi di vetro, contenenti sostanze come l'olio di balena o addirittura quelli con l'olio di zoccolo di cavallo, di montone e di foca.
Sono certo non vi sorprenderà di trovare anche lo" Storace in lacrime", ma state tranquilli non incontrerete politici in questo luogo affascinante, ma potreste invece scoprire uno strano contenitore con lo zibetto, richiestissimo dai profumieri dei secoli scorsi; scoprirete anche che legame ci sia tra il pernambuco, la coda dei cavalli e il suadente suono dei violini.
Troverete poi vari strumenti ormai desueti, per testare la durezza del grano e la maturazione dei formaggi, in altre vetrine troverete campioni di lava del monte Fuji,dell'Etna e del Vesuvio. Lungo i corridoi vi sono grandi dinamometri dei primi del 900 e tantissime altre sorprendenti macchine del passato.
Scoprirete poi da dove si ottiene l'ambra grigia o il muschio, da quali piante si ottiene la canfora, o ancora da dove si ricava il il soffice Kapok, quell'imbottitura presente negli indumenti invernali ed usata fino a poco tempo fa anche per costruire le ciambelle di salvataggio in dotazione alle imbarcazioni.Attraverserete le fasi di lavorazione della seta e rimarrete stupefatti dai campionari con centinaia di fibre e tessuti ormai divenuti un ricordo del passato presenti solo nei manuali di merceologia di fine 800. Anzi vi suggerisco di reperire nelle bancarelle dell'usato,uno di questi antichi manuali: vi accorgerete sfogliandoli di esservi fatto un prezioso regalo.
Sono certo che all'uscita dal museo vi sentirete arricchiti e forse capirete anche quanto ingegno c'è voluto per cercare e trasformare piante, sostanze e prodotti chimici in prodotti ad uso e consumo di popoli di tutte le latitudini .Tale processo di creazione e diffusione di merci ha certamente creato ricchezza, lavoro e ha permesso anche la diffusione di culture e conoscenze che poi ognuno ha riutilizzato ed investito in quel processo inarrestabile che si chiama progresso. Oggi guardando indietro ci vengono in mente le nostalgiche immagini delle nostre nonne che cardavano la lana grezza e lavavano le lenzuola al lavatoio pubblico aggiungendo un po' di quel blu che adesso non serve più .Oggi il percorso è ben diverso: ricco di tensioattivi anionici,carbossilati e profumanti sintetici.
Tornare indietro è difficile, ma forse una bella ciotola di lavanda in terrazzo potrebbe aiutarvi ad evitare prodotti con strane sostanze profumanti riducendo così il rischio di fenomeni allergici.

Per informazioni sul museo eccovi qualche recapito:
avpmuseo@scec.eco.uniroma1.it Tel.0649766528 Fax. 064452251

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